Il Vescovo buono

La giornata abituale del Vescovo si svolgeva tra le pratiche di pietà, l’insegnamento in Seminario ed il contatto diretto con tutti i suoi diocesani: “Sono parroci che mi riferiscono della parrocchia, umanamente parlando, noie, contrasti, deficienze. Poi quasi ogni giorno operai per raccomandazioni, elemosine, povere donne, mamme malate, afflitte, coi loro pupi in collo, giovani, studenti, ragazze. A tutti il vescovo è debitore di pazienza, di dolcezza, di comprensione, di conforto. Tipi nervosi, verbosi, che non finiscono mai di lamentarsi contro tutti e contro tutto… Rare volte parenti, amici, coi quali si passa un po’ di tempo rievocando la nostra infanzia. Visite ufficiali delle autorità. Povere spose che vengono a piangere sulla condotta dei loro uomini, mamme che raccomandano i loro figli e piangono. Suore della Diocesi che vengono, come dicono, dal padre a metterlo a parte delle loro pene e necessità. I visitatori vogliono vedere Gesù nel loro Vescovo”.

Ricordo del XXV di sacerdozio e X di Episcopato 1948
Mons. Lojali a Guardea per il Sacramento della Cresima 1957

Nella Pentecoste dell’anno 1941 apre solennemente la prima Visita Pastorale alla diocesi. Scrivendo ad una religiosa confiderà: “Non è stata mai chiusa, è sempre aperta, ma ufficialmente, con tutte le cerimonie, non è stata fatta più. Pressa a poco tutti gli anni vado in tutte le parrocchie, conosco tutti i sacerdoti perché li ho formati…conosco quasi tutti i fedeli, sono stato forse in tutte le case. Chi sa, forse non ci sarà bisogno di tutte le cerimonie, perché l’essenziale conta di più”Per rinnovare la fede cristiana del Popolo di Dio nella sua diocesi, indice tre grandi Missioni popolari: Pro Civitate Christiana 1942, Società S. Paolo 1954, Ordine Frati Minori 1960.

Il Papa buono e il Vescovo buono 11 maggio 1960
Il vescovo con un gruppo di cresimandi al Convento dei Cappuccini di Amelia 1962