Pace e gaudio

VINCENZO LOJALI

per grazia di Dio e della santa sede apostolica

VESCOVO DI AMELIA

al suo clero e al suo popolo

Regnum Dei est pax et gaudium

                                                                                                            in Spiritu Sancto.

                                                                                                                            (Rom. XIV-17)

         Venerabili Fratelli e Figli dilettissimi,

        Questa mia prima lettera pastorale è una risposta che parte spontanea dal mio cuore dopo le indimenticabili giornate di tripudio e di gioia sincera dopo la pubblicazione della mia nomina a vostro Pastore, e specialmente dopo la radiosa e trionfale giornata del 2 ottobre u.s. in cui fui consacrato Vescovo nella nostra meravigliosa Cattedrale.

E mi è caro consacrare in un documento pubblico e solenne, il vostro affetto, i vostri sentimenti, i vostri sacrifici per onorare il novello Pastore e sollevarlo da ogni cura  e preoccupazione che porta con se cambiamento di vita così radicale e repentino.

        Ma non tocca al padre provvedere per i propri figli?

        Voi invece avete fatto l’opposto; avete voi tesoreggiato per il padre vostro, e gli avete offerti gli abiti della sua dignità con i quali compare pieno di splendore dinanzi alla maestà di Dio.

        Quegli abiti però mi ricorderanno sempre che sarete voi, Venerabili Fratelli e Figli dilettissimi, l’oggetto delle mie cure affettuose, paterne, e il campo nel quale dovrò profondere tutti i beni spirituali e materiali che il Signore mi darà a disposizione.

        Questa dolce corrispondenza di affetto reciproco, che si è manifestata così potentemente, è certo un gran bene, un sorriso di Dio su la nostra Diocesi; e ne abbiamo quasi la certezza perché porta un sigillo divino il dolore.

*

                                                                           *       *

        Su la nostra Diocesi, che è tutta un sorriso di azzurro e di anime, il primo luglio del corrente anno, si era steso un velo di mestizia, perché avevamo perduto il nostro padre, il Vescovo. Mons. Francesco M. Berti da più di trent’anni nostro amato pastore, lasciava il go verno della Diocesi per motivi di salute. Egli era passato fra noi facendo del bene a tutti; nella sua semplicità e mitezza, si era acquistata la simpatia e 1′ affetto dei nostri cuori. Il profumo della sua carità era salito certo al trono di Dio, perché tante lacrime erano state asciugate, tante pene occulte lenite, tanti visi di bimbi tornati sereni. Il vero spirito di cristiana carità, che nel silenzio e nel nascondimento, abbraccia tutte le miserie anche le più ripugnanti, infuso dall’amato pastore nelle opere istituite nella nostra Diocesi, vive ancora, preziosa eredità nelle gentili Dame della conferenza di S. Vincenzo, che continuamente spargono fiori e frutti di bene solo noti a Dio.

        La sua paterna parola che penetrava le anime, l’affetto speciale per la gioventù, la vita umile quasi sempre nel suo Seminario rinnovato, la facilità di poterlo avvicinare senza soggezione da tutti, avevano creato intorno alla sua veneranda persona un’ atmosfera di caldo affetto; e la lunga permanenza fra noi sembrava l’ avesse reso quasi necessario alla nostra vita.

        In un istante tutto questo fu spezzato! Rimanere privi di un padre è sempre cosa dolorosa, ma quando si prevede, pian piano ci si prepara al distacco, e ci si rassegna; ma così all’improvviso ci gettò quasi nella costernazione, come se un castigo di Dio si fosse abbattuto sulla nostra Diocesi, e il timore di rimanere privi chi sa per quanto tempo del Vescovo, contribuiva a rendere il velo di tristezza più tetro e pesante. Ma il Signore non vuole mai che i suoi figli si affliggano eccessivamente e quindi ha fatto brillare subito una luce viva, calda di affetto nella cara paterna figura dell’Amministratore Apostolico Monsignor Cesare Boccoleri Vescovo di Terni e Narni, tanto conosciuto ed amato da noi, e a lui ci affidammo con tutta la dedizione, con tutto l’affetto. E quanto bene abbiamo ricevuto: guida sicura, affetto paterno, consacrazione del nuovo Vescovo.

        E così il velo mesto e tetro che si era steso su la nostra Diocesi, fu rimosso completamente quando con voce commossa Mons. Amministratore Apostolico presentò al popolo il novello Pastore consacrato. Torno la pace e il gaudio, e si elevò un inno di ringraziamento al buon Dio datore di ogni bene, al S. Padre che ci ha così prediletti, da darci subito il Vescovo e averlo scelto nel nostro clero. Grazie a voi, Venerabili Fratelli, che avete con giubilo accolto un vostro collega come l’inviato da Dio, grazie a tutte le autorità Cittadine e della Diocesi che si sono riunite in comitato per i festeggiamenti al novello Vescovo e per preparare degnamente la giornata della consacrazione.

        Dopo il ringraziamento, il dovere di porgere il primo saluto e dire la sua parola di pastore e di padre, memore della tremenda responsabilità davanti a Dio delle anime che gli ha affidate.

        Vada al buon padre Monsignor Berti raccolto nella penombra serafica del Sacro Convento, vicino alla tomba del Padre S. Francesco, il nostro saluto e il nostro affetto e l’assicurazione che sempre dinanzi ai nostri occhi sorride la sua mite immagine paterna.

        Il filiale e riverente saluto a Mons. Boccoleri nostro Amministratore Apostolico, a noi doppiamente padre e l’espressione della mia perenne gratitudine.

        Ed il mio cuore si apre ora a voi, Venerabili Confratelli del nostro Capitolo Cattedrale, perché da voi sempre amato come la nota giovanile del Capitolo e perché da voi soprattutto attendo l’ aiuto, il consiglio, la luce per il buon governo della nostra Diocesi.

        Ai Rev. Arcipreti e Parroci, il fraterno, fiducioso saluto di chi si affida totalmente al loro zelo, alla loro esperienza, per lavorare intensamente insieme nel campo affidato alle nostre cure pastorali. Il Signore nella sua bontà ci ha anche risparmiato la briga di fare la mutua conoscenza, perché non solo già ci conosciamo, ma ci vogliamo bene e abbiamo anche lavorato insieme, quindi il primo saluto che vi porgo come Pastore, non viene da un cuore che si apre a persone sconosciute, ma che si effonde invece con tutta fiducia in cuori che già si comprendono e si amano. Grande grazia questa, se Gesù ci ha assicurato che ricava la sua maggior gloria dalla mutua carità e unione dei suoi ministri.

        Il Seminario che deve essere come la pupilla degli occhi del Vescovo, è stato il mio campo

di lavoro fin dal mio ritorno in diocesi novello sacerdote; quindi ne conosco i bisogni e le deficienze, e vedrò con l’aiuto di Dio, di provvedervi efficacemente. Intanto la raccomandazione a voi, miei figliuoli doppiamente, speranza della nostra Diocesi, oggetto di tante cure laboriose, di essere ben grati al Signore che ha scelto il vostro Rettore a pastore e padre della nostra Diocesi.

Mostrate questa vostra gratitudine corrispondendo alla singolare grazia della vocazione, coltivando

sempre più e sempre meglio la pietà e lo studio, che sono le due ali per volare su in alto fino al fastigio del sacerdozio.

        Ai  religiosi  ed  alle  religiose  di  cui  il  Signore  ha  arricchito la  nostra Diocesi, e  che  con  tanto zelo  cooperano  al   ministero  sacerdotale,  il  nostro  grato  saluto,  la  pastorale  benedizione,  con l’assicurazione che nel Vescovo troveranno un padre al quale potranno ricorrere sempre e con piena fiducia.

        Alle associazioni interne ed esterne di Azione Cattolica, all’Apostolato della Preghiera, al Terzo Ordine Francescano, e a tutte le altre associazioni religiose, che hanno mostrato tanto affetto al novello Vescovo offrendo ricchi e preziosi doni spirituali, la mia gratitudine e una speciale benedizione.

        Col nostro buon popolo, ci proponiamo di fare la conoscenza individuale portando personal mente la pastorale benedizione in ogni famiglia; e specialmente andremo in cerca, come il pastore divino, delle pecorelle smarrite, dei poveri, dei bisognosi, per riversare su di loro le inesauribili ricchezze del Cuore Sacratissimo di Gesù, Vescovo e Pastore delle anime nostre.

        Alle autorità civili, politiche e militari della nostra Diocesi, un caloroso saluto di vecchio camerata, un grazie per le espressioni gentili di cui mi hanno onorato, con piena fiducia, anzi sicurezza di poter lavorare al loro fianco, cooperando ciascuno nel campo assegnato dalla Divina Provvidenza, al bene spirituale, morale e materiale del popolo nostro. Parecchi che ricoprono pubbliche cariche, sono nostri carissimi amici, colleghi e camerati, compagni gloriosi di trincea, con i quali abbiamo combattuto le battaglie della Patria; e col nostro sudore e col nostro sangue cementate le basi dell’attuale grandezza della nostra patria; c’intenderemo ora meglio, più maturi di età e di senno, e con ardore lavoreremo per conservare ed accrescere sempre quella grandezza religiosa e civile che è tutto il vanto della nostra Italia, nazione eletta, paese privilegiato da Dio!

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Ego autem libentissime impendam et

                                                                                                 super impendar ipse pro

                                                                                     animabus vestris.

(2 Cor. XII – 15)

  In quanto a me spenderò assai

volentieri il mio e spenderò di più

me stesso per le anime vostre.

        Compiuto questo sacro dovere di omaggio e di saluto, verso coloro che formano la nuova nostra grande famiglia diocesana, il nostro cuore vuole manifestare i sui sentimenti e i suoi propositi che dovranno regolare tutte le nostre azioni future. Ora il criterio, la guida, la luce che deve illuminare ogni azione, ogni passo del Vescovo non può essere che la carità. Gesù, osserva San Tommaso, prima di affidare al suo Pietro il ministero pastorale, lo esamina su la carità nella quale consiste appunto la perfezione, e quando lo trovò perfetto, lo costituì pastore. Alla carità il Vescovo si impegna con solennità nella consacrazione, e la carità sarà tutta la ragione della suo dignità, l’unica aspirazione della sua vita, sino al punto di sacrificarla generosamente per amore delle sue pecorelle, e quindi per amore di quel Dio che gliele ha affidate.

        Ecco perché dovendo il Vescovo avere uno stemma, noi rifiutando qualunque altro emblema araldico che potesse esserci fornito dal nostro casato, abbiamo scelto uno dei tipi più espressivi della carità. Due immensità, il cielo e il mare sostengono la zona aurea nel cui centro biancheggia il pellicano che si squarcia il petto per dare anche il sangue ai suoi pulcini, quando gli è venuto meno ogni altro nutrimento. Nella immensità celeste sorride poi la stella dei cieli, la stella dei mari, la stella dei cuori, Maria.

        E il motto araldico è il grido ardente di Paolo: “Impemdam et super impendar”.

        Ecco quindi il nostro ideale che seguiremo con tutto l’entusiasmo: La carità al sorriso di Maria.

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Probatio dilectionis exhibitio est operis.

                                                                                                  Zelus domus tuae comedit me.

            (Ps.68 – X)

La prova dell’amore

        Lo zelo è l’esercizio più perfetto della divina carità. Quando un’ anima sacerdotale è ripiena di amor divino e viva la vita interiore, non può non avere lo zelo e compiere le opere e i sacrifici per la gloria di Dio e il bene delle anime.

Quali sono queste opere a cui deve attendere il sacerdote? Quanto è buono, quanto è delicato il Signore. Siccome ora È tempo di agire e tutto, ma specialmente il male corre vertiginosamente, e la nostra vita è più che mai un soffio, Iddio non vuole che impieghiamo un tempo prezioso a pensare, a meditare, ad elaborare un piano di azione individuale, ma per mezzo del Santo Padre, Capo supremo della Chiesa, già ci sono state indicate queste opere di zelo meravigliosamente adatte ai nostri tempi, attendendo alle quali noi siamo sicuri di compiere la volontà divina nell’ esercizio del nostro ministero pastorale.

Grande vantaggio, grande stimolo al lavoro, quando abbiamo dinanzi a noi scintillante la meta da raggiungere, la via da percorrere, le opere da compiere. Ora tutta questa provvidenza ci è data dall’ Azione Cattolica, sospiro del cuore del Papa, fulgida stella della sua corona, vita della Chiesa, fulgida stella della sua corona, vita della Chiesa, vita cristiana, partecipazione dei laici all’apostolato gerarchico.

        L’Azione Cattolica quindi è un sacerdozio. Ma per raggiungere questo fastigio, ricordiamo bene noi, Venerabili Fratelli, il lungo cammino della nostra  formazione  nel  Seminario,  prima di essere ordinati ministri di Dio. Simile formazione occorre alle anime per far parte dell’ Azione Cattolica, cioè per menare la vera vita Cristiana che è un regale sacerdozio. Ora il sacerdote e soprattutto il parroco deve consacrare a tutta la parrocchia quelle cure che rivolge a ciascuna anima che si affida alla sua direzione, e agire con lo stesso metodo.

        La prima cosa che fa Gesù quando viene in un’anima vi porta la pace e rimuove gli ostacoli alla perfetta conversione del cuore; poi l’istruisce, le fa conoscere e gustare cosa sia il Signore tanto che quell’anima si sente naturalmente portata all’ apostolato, perché vuole che tutti giungano ad una tale conoscenza e al godimento di un tanto bene: quest’ anima mena la vita cristiana, appartiene all’Azione Cattolica.

        La parrocchia è l’unione di molte anime, e quindi il metodo è identico. Anzitutto il Parroco è l’Angelo di pace che stende le ali su tutte le sue pecorelle per difenderle, proteggerle, renderle tranquille e sicure. Toglie per quanto può, ma con ogni mezzo, con ogni sacrificio, scandali e disordini  occulti  e  pubblici,  e  se  non  riesce  subito,  si  prostra  con la faccia e terra come Mosè,   

davanti al tabernacolo e si offre vittima per i suoi figliuoli traviati. Il Signore s’intenerisce, si placa,

come si placava alla vista del duce d’Israele prosteso nella polvere dinanzi alla sua divina Maestà, ed esaudirà senza dubbio il sacerdote della nuova legge molto più elevato in dignità di Mosè, perché partecipa al sacerdozio di Cristo e forma una sola cosa con lui. Anzi è Gesù stesso divenuto una sola cosa col sacerdote, che si prostra dinanzi al Padre, a riparare, a ottenere pietà. E Gesù fu sempre esaudito per la sua riverenza.

In pari tempo il sacerdote istruisce, forma le anime, spende intorno ad esse le sue energie, compie le   opere di zelo che gli sono state chiaramente indicate dalla Santa Chiesa.

        Le ricordiamo ora in quell’ordine che ci sembra più adatto alla perfetta organizzazione della parrocchia, secondo le sapienti direttive del Santo Padre. E’ un accenno, uno schema che speriamo

poter sviluppare e tradurre in pratica, con l’aiuto di Dio.

        Il Parroco deve istruire la parrocchia; ecco quindi:

1) L’ AZIONE CATECHISTICA – poiché il catechismo è la base fondamentale della vita religiosa.

In ogni parrocchia vi sarà una Commissione, le scuole, la celebrazione della giornata, la gara parrocchiale, diocesana, nazionale.

        Il Parroco deve formare le anime alla vita interiore; ed ecco:

2) L’AZIONE RELIGIOSA – servendosi dei mezzi adatti alla pietà dei fedeli, come il Terzo Ordine Francescano, le varie Confraternite e specialmente l’Apostolato della preghiera con tutte le sue opere.

        Queste anime istruite e formate mediante i mezzi suddetti, il Parroco per abituarle all’Apo stolato, le interesserà della cooperazione missionaria; ecco quindi:

3) L’AZIONE MISSIONARIA – con la Commissione parrocchiale, che curi l’iscrizione dei fedeli alle tre Opere Pontificie Missionarie, aiuti l’Opera Apostolica, per gli indumenti, pacchi ed oggetti utili ai missionari, con l’adozione di almeno un seminarista indigeno a nome della Parrocchia.

        Quando le anime compiono, come meglio possono questo cammino di elevazione e di perfezione spirituale, sono ben meritevoli di mettersi a fianco del sacerdote e continuare 1’opera di Gesù Cristo; ed ecco:

4) L’AZIONE CATTOLICA – in tutte le sue iniziative e manifestazioni, vero esercito di bene che deve accogliere tutte le persone di buona volontà perché tutte sono chiamate a menare la vita cristiana.

        Ecco dunque il piano divinamente ispirato delle opere del nostro zelo, che ci ha indicato il Papa e che noi, con l’ aiuto divino, ci sforzeremo di mandare ad effetto.

        Ma consapevoli della nostra insufficienza, ci rifugieremo nel Cuore sacratissimo di Gesù che ci ha promesso l’assistenza sino alla consumazione dei secoli, e sarà tutto a nostro onore e vantaggio se il Signore ci farà brillare dinanzi il programma di azione che aveva dato a compiere a S. Paolo: Io gli mostrerò quanto dovrà patire per il mio nome.

        Dovremo certo lavorare e soffrire, senza forse vedere in qualche modo coronati i nostri sforzi; che importa? L’esito dipende tutto da Dio; a noi è stato solo comandato di lavorare generosamente senza preoccuparci di altro, e la nostra corona sarà non in proporzione dell’esito felice delle nostre imprese, ma solamente in proporzione dell’amore con cui avremo lavorato.

        Fratelli e Figli dilettissimi, di fronte a queste grandi opere che ci attendono, saremmo tentati di ritirarci sgomenti: tutt’ altro! dobbiamo sempre avere davanti la chiara visione di quel che dobbiamo fare, perché si possa seguire una linea sicura e non fare azioni sia pur belle in se stesse, ma non coordinate e quindi senza effetto duraturo.

        Le  figure  luminose dei grandi Vescovi che  hanno  retto  la Chiesa amerina, mi proteggeranno

dal cielo, essendo impegnato il loro cuore, nel conservare le gloriose tradizioni di fede e di Opere per le quali hanno tanto lavorato ed alcuni hanno anche versato il loro sangue.

Mi assiste la stella della nostra Diocesi Santa Fermina, nella cui solennità il novello Pastore è apparso per prima volta al popolo nella pompa del solenne ingresso in Cattedrale e nel Primo pontificale.

La mia debolezza di uomo si appoggia alla Pietra della Chiesa, al Papa che mi manda, al quale solo è stato detto: Sii vigilante e conferma i tuoi fratelli!

        La simpatia di S.M. il Re Imperatore per il Vescovo decorato, l’interesse che ha dimostra to per i nostri bisogni, e la sovrana compiacenza per 1’omaggio che il Vescovo gli presentò di tutta la Diocesi in occasione del giuramento; la cordiale partecipazione alla festa della Consacrazione di S. E. il Prefetto, del Federale e di tutte le altre Autorità della Provincia, mi danno la certezza di una sincera cooperazione nelle opere di bene che con l’ aiuto di Dio mi sforzerò di fare a vantaggio della diocesi.

        Ma soprattutto ho grande fiducia nella fraterna unione dei nostri confratelli, nella docilità di tutto il nostro  buon  popolo, il quale sa bene che  il Vescovo l’ama, lo comprende, lo avvicina per  aiutarlo, consolarlo come deve fare l’Angelo di Dio. Ed io attendo con ansia il momento in cui mi sarà permesso di entrare in ogni casa a portarvi l’affetto del mio cuore di padre, la parola di Dio che è luce di verità, e reca tanta gioia nell’anima.

*

                                                                           *       *

        Ecco la risposta a Voi, Venerabili Fratelli e Figli dilettissimi, per tutto quel che avete fatto per me, per tutte le dimostrazioni di gentile simpatia di cui avete circondato la mia persona, di tutte le preghiere che avete innalzato a Dio per il mio apostolato in mezzo a voi.

        Vi ho manifestati i miei sentimenti, vi mando ora con tutto il cuore la più ampia benedizione pastorale, che discenda pegno di celesti favori su le autorità tutte, su tutto il popolo nostro, edifichi le nostre anime, infiammi i vostri cuori, prosperi le nostre opere, poiché abbiamo tanto bisogno in questi anni cruciali del sorriso del Cielo su la Chiesa, su la nostra patria diletta.

        Benedictio Deí Onnipotentis Patris et Filii et Spiritus Sancti descendat saper vos et maneat semper.  Amen.

        Amelia, 8 Dicembre 1938 – XVII

        Festa dell’Immacolata Concezione

    VINCENZO LOJALI

     VESCOVO

I MM. RR.  Parroci leggeranno

e spiegheranno al popolo questa, lettera

                                               che sarà poi conservata nell’archivio

                                               parrocchiale.

                                                     Parimenti sarà letta nelle adunanze

                                               di tutte le Associazioni di A.C.